Handling

Chi ama il mondo della cinofilia troverà nella figura dell’handler, colui che accompagna i cani ai concorsi, un nuovo modo per lavorare accanto agli amici a quattro zampe. L’handling è una professione nata nei Paesi anglosassoni durante le esposizioni cinofile che oggi, grazie all’impegno di appassionati e professionisti, si sta sempre più sviluppando anche in Italia.

Negli ultimi anni infatti sono sorte diverse associazioni e scuole volte a promuovere questa affascinante attività, cercando di coinvolgere soprattutto giovani e appassionati. Il verbo inglese “to handle” significa maneggiare, gestire, condurre e proprio con questa accezione, l’handler indica chi conduce i cani sui ring delle esposizioni cinofile.

In queste competizioni gli allevatori mirano a ottenere il riconoscimento del loro lavoro di selezione e miglioramento delle razze canine. Nelle esposizioni, i giudici valutano i cani in gara epremiano gli esemplari migliori, quelli che più rispecchiano lo standard, ovvero che mostrano i caratteri tipici della loro razza (colore e tipo di mantello, altezza, peso ecc.). Ma spesso a fare la differenza sono le doti caratteriali del cane e il suo modo di presentarsi sul ring. Un “di più” che solo chi sa “allenare” i cani per i concorsi sa come riconoscere e valorizzare. Per dirla in gergo sportivo, l’handler è una sorta di “preparatore tecnico” che affianca il campione a quattro zampe nella sua carriera espositiva.

Chi intraprende questa carriera

Sono anzitutto gli allevatori a diventare handler. Iniziano per interesse personale, imparando come presentare alle esposizioni i propri esemplari migliori, valorizzandone i pregi e minimizzando gli eventuali difetti. Sono handler professionisti anche tanti toelettatori che, conoscendo la toelattura da concorso (grooming), diventano essi stessi handler dei propri cani o di quelli dei propri clienti. Sono handler anche parecchi istruttori cinofili, che oltre ad addestrare cani per altre attività, possono specializzarsi nella preparazione da esposizione. In ogni caso, per intraprendere questo lavoro a livello professionale sono necessari alcuni requisiti pratici.

Primo fra tutti lo spazio per ospitare in modo adeguato i cani di terzi ed effettuare la necessaria preparazione prima di una gara. Inoltre, l’handler dovrà prendersi cura della toelettura: la cura del manto è importantissima per far risaltare i pregi del concorrente o nel caso nascondere i difetti. Infine, all’handler è spesso richiesto il trasporto e l’accoppiamento del cane all’esposizione ed è quindi necessario un mezzo adeguato oltre ai relativi trasportini e accessori utili (guinzagli, cucce, ciotole, cibo, acqua, forbici e spazzole e nel caso anche tavoli e sedie) che possono alleviare gli estenuanti tempi tecnici dei concorsi. 

Si lavora a gara o a campionato

Chi si avvicina all’handling lo fa soprattutto per passione e di certo sono pochi coloro che riescono a trasformare questa attività nella sola fonte di reddito di cui disporre. I compensi, infatti possono variare molto in funzione sia delle capacità dell’handler, sia in base alla preparazione da eseguire con il cane (dressage). Per esempio, ben diverso è l’impegno richiesto per il grooming di uno Shiatzu rispetto a quello necessario per un Pastore tedesco, così come è differente la preparazione di un esemplare docile, già abituato ai concorsi e per nulla timoroso degli estranei, rispetto a quella di un cane alla prima esperienza e per nulla collaborativo.

Sulla base quindi di ogni singolo caso, il guadagno di un profesional handler può oscillare dai 50 ai 300 euro esclusi i rimborsi spese. Più di frequente, però, al professionista l’allenatore o il proprietario chiede di seguire la preparazione di un cane per un intero campionato. In questo caso, il compenso deve essere pattuito in base al lavoro da svolgere e alle possibilità di raggiungere gli obbiettivi prefissati. 

In media sono sufficienti 4-5 lezioni per capire come ci si muove sul ring, come condurre il cane al guinzaglio o come bisogna posizionarlo davanti al giudice. Il cane infatti deve essere abituato a farsi toccare da un estraneo, che magari gli passa la mano sulla schiena per controllare la colonna vertebrale, o gli apre la bocca per esaminare i denti o ancora gli alza la coda e controlla genitali e arti. In tutto questo il cane deve sentirsi felice. Non deve vivere la gara come un momento di costrizione, ma al contrario come un’esperienza giocosa, un momento di divertimento da condividere con il proprio conduttore.

È per questo che per educare un cane alle esposizioni è bene agire sin dai primi mesi di vita. 

Il conduttore deve riuscire a instaurare con il cane un rapporto di perfetta sintonia.